L’adolescenza è un momento molto delicato della crescita dell’essere umano.
E’ una tappa evolutiva molto importante dove gli insegnamenti finora assimilati sono messi in discussione per un’elaborazione personale e individuale.
E’ il momento in cui si sviluppa e si rinforza non solo la personalità ma anche il proprio modo di vedere il mondo e la vita.
Purtroppo il grande onere di accoglienza di questo momento così delicato è dato alla famiglia, spesso impreparata e con la sola conoscenza del ricordo personale di ciò che è stato. Questa è una fase di crescita, dove la necessità di inserirsi nel sociale e nel gruppo passa attraverso le logiche personali e, ovviamente esterne alla famiglia.
La scuola non è preparata a sostenere e assistere questa fase molto delicata da un punto di vista psicologico, preoccupata solo di trasmettere nozioni come menzionato da articolo di legge (CCNL art 29) a cui insegnanti non motivati spesso si appellano. Dall’altro canto gli insegnanti si trovano giovani con esigenze completamente diverse dalle loro alla stessa età e spesso sono impreparati ad affrontare nel giusto modo la situazione senza parametri di riferimento.
I giovani oggi hanno una grande necessità di cogliere il senso e la finalità di ciò che fanno, esperiscono e vivono. Tra l’altro sono sottoposti a bombardamenti di modelli alienanti, sfruttando il loro bisogno di riferimenti esterni, di strumenti per non ascoltarsi e non pensare (videogames, droghe leggere, alcool, musica assordante,ecc.) che non fanno altro che amplificare il senso di solitudine ed abbandono tipico dell’età, senza stimolarli alla ricerca interna di soluzioni. Non a caso la dipendenza da giochi elettronici e telefonini sta aumentando in modo vertiginoso, così come le relazioni che assumono sempre più connotazioni virtuali, perdendo di completezza e condivisione.
Nell’adolescenza il recupero di strumenti d’indagine interiore è fondamentale… Non a caso Rapunzel di W.Disney, vero manuale di psicoanalisi, trascorre il suo tempo nella torre a dipingere e creare e solo in tal modo è in grado di porsi le domande giuste, dare spazio all’intuito e affrontare il distacco e esplorare il mondo esterno, liberandosi della visione strumentalmente negativa trasmessa dalla matrigna. Rompendo il divieto e affrontando l’esterno, Rapunzel acquisisce lucidità e oggettività, consentendole di “vedere” il limite della madre-matrigna che moriva all’idea che la figlia crescesse perché questo significava mettere fine alla funzione materna e invecchiare.
Neutralizzando tale aspetto, prendendone coscienza Rapunzel recupera l’idea di coppia e la funzione genitoriale positiva: ritrova la sua famiglia e può “sposarsi”.
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